ADDIO MALCOM YOUNG (1953-2017)

malcolm

 

Questi sono quegli articoli che non vorremmo mai leggere, né tantomeno scrivere, ma purtroppo la vita è implacabile, anche con le divinità del Pantheon del Rock. Neanche un mese fa, il 23 ottobre, se ne andava George Young, mentore degli AC/DC, da anni e vera mente pulsante di una delle più grandi rock band della storia della musica. Oggi, con grande tristezza, abbiamo appreso della dipartita di Malcom Young, di cui erano già note le tristi condizioni di salute, che se certamente lasciavano poche speranze, avevano comunque mobilitato tutta la sterminata famiglia di fan sparsi in tutto il globo ad offrire il proprio supporto al grande musicista. Se George Young aveva rappresentato la “Mente” del gruppo, Malcom era certamente il “Braccio”. A lui infatti si devono i più celebri main riff di quasi tutti i brani della band. Aveva scelto di rimanere nell’ombra, lasciando al fratello minore, Angus, tutte le glorie del palcoscenico. Nonostante ciò, pur non esibendo solos fulminanti come Angus, Malcom era un chitarrista dotato di un senso ritmico fuori dal comune ed eletto da addetti ai lavori e non ad uno dei massimi guru della chitarra ritmica. Quando si ha la fortuna di imbracciare uno strumento e suonare gli AC/DC, la regola prima da rispettare è appunto il ritmo, il groove.

In particolar modo per quelle tribute band come noi, che hanno fatto della precisione esecutiva e del rispetto più totale ed intransigente della partitura, la vera cifra stilistica della nostra attività, non sono sfuggite le peculiarità stilistiche di questo grande musicista, peculiarità tutt’altro che scontate o ripetitive. Senza nulla togliere all’operato di Steve Young, la mancanza di Malcom è apparsa subito evidente negli ultimi concerti, a dimostrazione della singolarità dello stile di questo piccolo, grande gigante dotato di carisma, gran gusto musicale e magistrale attitudine. Per quarant’anni Malcom ha solo apparentemente suonato “la stessa canzone” come molti tendono frettolosamente ad affermare. Sarà anche vero, ma si è trattato di una grane canzone, suonata al massimo del volume e della precisione, di cui per fortuna rimangono tantissime testimonianze, sia su disco che live.

Malcom, come tutti i membri della band, non era un personaggio estremo, non esibiva tatuaggi, non era un sex symbol, dentro e fuori dal palco non mostrava atteggiamenti e movenze da divo. Anche nel vestiario era sempre rimasto molto semplice e per nulla ricercato, ma proprio per questo ha rappresentato l’essenza vera del Rock, quello che viene dalla strada, senza sovrastrutture, né falsi perbenismi. Senza dilungarci troppo sul suo sterminato curriculum, gli auguriamo buon viaggio e certamente ogni sera, appena saliremo sul palco, di qualunque dimensione esso sia, appena avvicineremo il plettro alle corde un pensiero andrà a lui.

Grazie Malcom!